fbpx

Affitti brevi cosa cambia con il nuovo anno 2024 e il nuovo regolamento

Airbnb e la Cedolare Secca: Le novità del 2024 nel Mondo degli affitti Brevi: ecco cosa cambia con il nuovo anno.

Oltre 3 anni fa, attraverso un video caricato sul mio canale YouTube avevo anticipato che le cose sarebbero cambiate per i proprietari. Airbnb.it ha intrapreso un cambiamento epocale. Il governo ha deciso che le OTA (online travel agency) devono trattenere automaticamente la cedolare secca del 21% direttamente dai compensi degli host per i soggiorni brevi, agendo da sostituti d’imposta.

Questa mossa segna una svolta significativa nel modo in cui gli host (cioè i proprietari locatori) che gestiscono le proprie tasse e un allineamento con una normativa europea che mira non tanto a introdurre maggiore trasparenza e responsabilità nel mercato delle locazioni a breve termine, ma bensì ad aumentare le tasse e a buttare furi a calci in cu***lo coloro che non saranno capaci ad adeguarsi al mercato e a tutte le nuove normative.

Cosa Cambia: imposte più elevate dalla seconda casa

La nuova regolamentazione colpisce gli host non professionali (cioè di fatto i proprietari che vogliono far più profitti con il loro capitale), o meglio coloro che affittano la propria casa senza partita IVA e concedono in affitto le proprie unità d’alloggio.

Per loro, la trattenuta fiscale è ora del 21%, salendo al 26% dal secondo immobile in affitto destinato a locazioni brevi, cioè tutte quello locazioni inferiori ai 30 giorni.

Una delle nuove caratteristiche è la possibilità per gli host di scegliere su quale unità applicare il prelievo del 21%, offrendo una certa flessibilità.

Airbnb ha fornito agli host un periodo fino al 14 gennaio per decidere se adottare questa opzione, altrimenti la trattenuta del 21% verrà applicata automaticamente.

Per i proprietari o tutti coloro che gestiscono un solo immobile con gli affitti brevi non cambierà nulla.

Questa mossa non mira a semplificare il processo fiscale per gli host e ad adempiere agli obblighi normativi, ma bensì a metter in mutande i piccoli proprietari.

La riforma del mercato delle locazioni a breve termine è parte di una nuova direttiva dell’UE che richiede alle piattaforme, tra cui Airbnb, Booking ed Expedia, di comunicare dati dettagliati alle autorità nazionali.

Questi dati includono il numero degli ospiti, la durata dei soggiorni, gli introiti e le tasse riscosse. Questa maggiore trasparenza è progettata per prevenire fenomeni aggressivi di gentrificazione e contribuire a frenare l’incremento dei costi degli affitti.

In caso di violazioni, le piattaforme rischiano blocchi temporanei o definitivi delle attività e sanzioni fino al 10% del fatturato annuo.

Questa stretta regolamentazione NON E’ un segnale dell’impegno delle autorità a garantire che le locazioni a breve termine rispettino le normative fiscali e urbanistiche locali, bensì una mossa astuta per mettere KO e fuori gioco i piccoli proprietari!!!

Le nuove incombenze burocratiche e nuovo regolamento sugli affitti brevi

Il nostro caro governo Meloni ha ulteriormente delineato il quadro normativo introducendo il codice identificativo nazionale (Cin) per la registrazione degli immobili in affitto. Questa misura è una grande stro***za**ta perché il codice identificativo (CIS O CIR) esisteva già dall’approvazione delle legge di bilancio 2021.

Nei prossimi mesi, questo codice sarà rilasciato dal ministero del Turismo dopo che gli host avranno comunicato i dati catastali degli alloggi destinati alla locazione. Una mossa che aggiunge ulteriori livelli di controllo e regolamentazione al settore.

Per tutti coloro che non sanno come vanno comunicati i dati catastali all’agenzia delle entrate, abbiamo provveduto ad aggiornare il nostro video percorso di eccellenza “tre passi avanti” indicando passo passo la procedura esatta per non incorrere nelle salatissime sanzioni.

(da 500 a 5 mila € ammonta la sanzione per chi ha ottenuto la certificazione, ma non espone l’avviso, quindi occhio)

Rassegnatevi: con il DL Anticipi la riforma degli Affitti Brevi è legge

Se vi ricordate, Airbnb, che precedentemente aveva presentato ricorso contro la cedolare secca introdotta nel 2017, si è ora adeguata pienamente al quadro normativo.

L’accordo, o meglio la paura di entrare in conflitto con l’Agenzia delle entrate, ha portato alla definizione di una cifra (cioè una multa salata) da versare a titolo di imposte arretrate.

Per il 2022, Airbnb ha consigliato ai contribuenti di utilizzare il ravvedimento operoso per dichiarare gli introiti sui quali non sono state versate le imposte entro la fine di febbraio.

Per il 2023, i compensi dovranno essere inclusi nella dichiarazione dei redditi di quest’anno.

In un panorama in cui il web è spesso intasato da improvvisati e ciarlatani, oggi più che mai è indispensabile per tutti gli Host (proprietari in particolare) restare al passo con i tempi e affrontare i cambiamenti, affiancati da coloro che hanno l’esperienza e gli attributi per farlo.

Un caro saluto
Miki Martinazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto